Un viaggio col cuore e con la mente

Mercoledì 25 novembre i ragazzi di terza della Scuola secondaria di primo grado di Travesio hanno fatto un bel viaggio… fino in Africa, in Kenya precisamente, ovviamente non fisicamente ma con il cuore e la mente.

Ad accompagnarli in questo viaggio sono stati Barbara del Piero, maestra della Scuola dell’Infanzia di Casiacco, e suo figlio Andrea, un ragazzo di soli 18 anni ma con una forte esperienza già alle spalle vissuta con i suoi genitori: il volontariato in Kenya presso il villaggio Bimbi del meriggio.
Il villaggio Bimbi del meriggio è una realtà creata dall’Onlus AINA, si tratta di un villaggio che ospita circa 115 bambini, molti dei quali orfani, affetti dalla nascita dall’HIV. Alcuni sono stati abbandonati altri affidati dalle famiglie che per ragioni sociali o economiche non sono in grado di sostenere le cure affettive e mediche per questi bimbi.
Barbara ed Andrea hanno spiegato, anche con foto e video, come vivono questi bimbi: la scuola, la cura delle proprie cose e del villaggio, i giochi, le attenzioni che si scambiano a vicenda, l’alimentazione e le cure mediche.

I ragazzi sono rimasti molto sorpresi nel riscontrate che questi bimbi, nonostante la malattia e le situazioni familiari, sono felici e sorridenti: sono una grande famiglia in cui ci si prende cura l’uno dell’altro e si impara fin da piccoli la condivisione delle cose e l’autonomia nella quotidianità.
Barbara ed Andrea hanno spiegato ai ragazzi che per i bimbi del meriggio l’istruzione è fondamentale: farsi una cultura per loro significa avere un futuro con più possibilità di realizzazione e di riscatto.  All’interno del villaggio ci sono la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la secondaria di primo grado; ogni anno i più bravi della classe vengono premiati (questo per dare l’esempio e stimolarsi a vicenda).

E’ stato un viaggio bellissimo… in Africa… in Kenya… ma soprattutto dentro noi stessi. Come anche i ragazzi hanno espresso nelle riflessioni che di seguito riportiamo, spesso abbiamo molto ma siamo infelici e loro che hanno poco sorridono ed affrontano la vita con un ritmo che non è né frenetico né ansioso.

Ringraziamo di cuore Barbara ed Andrea, per la loro disponibilità ma soprattutto per quello che hanno fatto, che fanno e continueranno a fare per i bimbi del meriggio.

Quest’anno anche la Scuola secondaria di primo grado darà un contributo al villaggio con il ricavato del mercatino di Natale del 10 dicembre (durante i colloqui).

Grazie anche ai ragazzi che si sono molto impegnati nella realizzazione degli oggetti da vendere e che durante l’incontro con Barbara e Andrea si sono dimostrati sensibili alla tematica e molto attenti.
Grazie infine a tutti gli insegnati per la collaborazione ed alla Dirigente che ha accolto e sostenuto tutte queste iniziative.

I ragazzi hanno avuto dei momenti per riflettere a piccoli gruppi o singolarmente, ecco le loro riflessioni:

Penso che mi faccia tenerezza il fatto che nonostante i bambini siano sieropositivi all’Aids e non abbaino nulla siano felici nel loro piccolo.

Un paio d’ore passate a conoscere e a riflettere sulle condizioni di vita e sulla vita in generale di persone uguali a noi, ma più sfortunate, che con niente riescono a crescere, imparare e divertirsi.

Ci fa riflettere su come viviamo e ci fa capire che non dobbiamo lamentarci di quello che abbiamo.

Noi abbiamo tantissime cose che annoiano, mentre loro che non hanno molto si divertono subito. Della vita fuori dal villaggio mi ha fatto un po’ senso il cibo, le mura che erano di legno con messa un po’ di malta qua e là, i vestititi che usano. Ho notato che il terreno è molto diverso da nostro ed è tutto terroso. Ma la cosa che mi ha stupito di più sono i bagni, per fare i bisogni devono andare fuori, e poi per fare la doccia devono andare a prendere l’acqua ogni giorno. Comunque è stata una bella esperienza.

Penso che queste due ore mi abbiano chiarito molto e che abbiano fatto riflettere. Dobbiamo apprezzare ciò che abbiamo e sentirci fortunati, ma anche avere sempre un pensiero per loro che stanno molto peggio di noi.

Mi sono resa conto che noi abbiamo tutto eppure non ci divertiamo e ci annoiamo… loro che non hanno niente si divertono più di noi.

Bisogna diminuire le loro condizioni critiche.

Ho sempre immaginato una vita peggiore, immaginavo sempre molto dolore e sofferenza nella vita di quelle persone, ma sono rimasta stupita, e posso dire che sono invidiosa della loro felicità nonostante ogni problema. Sono invidiosa di come stanno bene e come sorridono nonostante tutto. Qui non è così, ognuno ha un proprio modo per soffrire di qualche cosa. E’ bello vedere come si sta bene in compagnia, semplicemente avendo un amico con sé.

Penso che queste cose che abbiamo visto o sentito siano molto importanti e penso che sia difficile vivere nelle povertà che ci sono laggiù.

E’ stata un’esperienza molto istruttiva e interessante.

Barbara e Andrea ce l’hanno messa tutta per aiutare questi bambini ed è una cosa che non tutti riuscirebbero a fare. Le condizioni di vita in cui stanno i bambini sono difficili e loro hanno deciso di affrontare questa cosa con il sorriso, di andare avanti nonostante tutto. Credo che ognuno di noi dovrebbe prendere esempio da loro: il loro grande ottimismo e la fiducia che hanno verso le altre persone.

Penso che queste persone vadano sostenute non solo economicamente ma anche facendogli sentire che noi gli siamo vicini perché se lo meritano veramente tanto. Secondo me queste persone sono uniche, perché penso che solo loro riescono ad amarsi e aiutarsi nella semplicità.

E’ stata un’esperienza davvero significativa, perché mi ha fatto vedere in un’altra luce come vivono loro rispetto a noi.

Questa esperienza raccontata da due volontari Barbara e Andrea è stata molto interessante. Ti fa riflettere e confrontare, cioè ti fa fare i paragoni tra noi e loro. Mi ha fatto capire la grande fortuna che abbiamo ad avere un’istruzione, una casa sempre pulita, la possibilità di lavarsi, avere la casa con elettricità e acqua corrente ed avere la possibilità ed i mezzi per spostarsi.  Tutto questo è possibile grazie a tutte le persone che ci circondano soprattutto i nostri genitori che vogliono il meglio per noi, solamente che noi diamo tutto per scontato e non riusciamo a capire l’importanza di tutto questo. Loro invece sono bambini poveri senza tv, computer, senza tanti giocattoli e alcuni di loro senza genitori, però hanno dei principi per vivere che noi non sappiamo appezzare e sono: la condivisione, l’amicizia, l’essere felici con quello che si ha e per quello che si è.

Barbara ed Andrea sono stati bravissimi ad esporre le loro avventure in Kenya e la cosa che mi ha colpito di più è stata vedere la felicità sul viso di tutte le persone del villaggio, che pure non avendo niente riescono a sorridere e a vivere! Il mio fratellino a Natale vorrebbe tantissimi giocattoli tecnologici, come ad esempio il cellulare “finto” … e a pensare a loro mi viene da piangere perché non sanno neanche che cos’è un cellulare. Così anche io vorrei dei nuovi vestiti, che loro non potrebbero mai avere se non con l’aiuto dei volontari. Io appena entro nella mia camera mi lamento che è piccola, non pensando alle persone più povere che chiamerebbero la mia stanza la loro casa. Ci viziano tutti e non ci fanno mai mancare nulla … eppure non siamo mai felici, mai! L’esperienza è stata molto bella in sè, ma mi ha lasciato dentro il cuore un po’ di tristezza perché è forte sapere che i bambini dell’età di mio fratello piccolo, ovvero di 5 anni, che tutti considerano ancora il loro cucciolo di casa, nel villaggio vengono coccolati dagli altri suoi coetanei come se fossero i propri genitori. Noi abbiamo tutto, ma non abbiamo niente. Loro non hanno niente, ma hanno tutto.

La cosa che mi ha colpito di più di quest’incontro è che i volontari tornano ogni volta in Kenya per aiutare i più bisognosi. Per me è una cosa molto importante perché i volontari aiutano tutto il possibile le persone meno fortunate di loro.

L’incontro mi è piaciuto e mi ha fatto riflettere: tutta la mia stima a quelle persone che fanno parte di queste bellissime associazioni. Una cosa che mi ha colpito sono tutte le immagini riguardanti la situazione fuori dal villaggio: fanno riflettere su tutte le cose che noi abbiamo e che sono inutili.

L’incontro è stato molto bello, interessante e mi ha fatto riflettere perché, come hanno scritto sul diario Barbara e Andrea, “loro non hanno niente ma hanno TUTTO, noi abbiamo TUTTO ma non abbiamo niente”

Guardando le foto e i video che ci hanno fatto vedere, sinceramente ci sono rimasta un po’ male dal fatto che i bambini del Kenya non avendo niente sono felici e contenti della loro vita. Mentre noi, con tutta la tecnologia che abbiamo (psp, smartphone, tv….) siamo insoddisfatti e vogliamo sempre di più. E anche dal fatto che loro sono disposti ad alzarsi alle 5 di mattina e fare tutto con calma senza lamentarsi e noi invece ci alziamo dopo e facciamo tutto di fretta.

Bimbi che sono contenti non avendo nulla!

E’ stata una bella esperienza, che mi ha ricordato che ci sono persone meno fortunate di me. Ho compreso il modo in cui vivono, cosa mangiano, la loro istruzione scolastica, i loro giochi ma soprattutto il loro “essere felici con poco” ed avere sempre il sorriso e la speranza, anche in situazioni difficili da affrontare.

L’intervento è stato interessante perché ho capito come vivono le persone in Kenya. In Kenya le persone non hanno molta igiene, sono povere e non riescono a pagare le tasse. I bagni non ci sono e li costruiscono fuori. I bambini si accontentano anche dei piccoli pensieri. Al villaggio le persone cucinano molto abbondante perché devono sfamare 120 bambini. I bambini si alzano alle sei e i più piccoli vanno a dormire alle otto e mezza, i più grandi alle nove e mezza di sera. La vita per loro non è facile ma noi li aiutiamo con la fondazione Aina.

Alla fine dell’incontro io mi sono sentita fortunata. Nel mio piccolo ho molte cose rispetto a loro e loro con degli scarti come un cerchio di metallo cioè una stringa di ferro di una botte si divertono come quando noi giochiamo con la play station, la wii, il gameboy e cose del genere.

Mi è un po’ dispiaciuto che quei bambini non hanno niente però sono felice che li aiutino.

L’incontro è stato molto interessante e la cosa che mi ha colpito di più è stata l’indipendenza dei bambini Keniani rispetto a noi.

Alla fine dell’incontro la mia sensazione finale è stata di tristezza, sapendo che esistono dei bambini che vivono in quelle condizioni, ma anche di sollievo perché ci sono delle persone che vanno ad aiutarli e che in qualche modo gli regalano dei momenti di felicità.

Quest’esperienza mi ha lasciato molte sensazioni. Mi ha fatto capire che non apprezziamo mai quello che abbiamo e che non pensiamo mai che altri bambini non hanno questa fortuna. Mi ha fatto molto riflettere e ammiro il lavoro che fanno per aiutarli. Spero di contribuire anche io con il mercatino che la mia scuola ha organizzato.