Era da molto che sognavo di fare un’esperienza di questo tipo.
Arrivo al villaggio dell’Aina dopo un lungo viaggio e subito mi rendo conto che qui ci si trova in una piccola oasi felice. Il villaggio è pulito, ordinato, bellissimo. I bambini che accolgono subito con affetto, soprattutto i più piccoli e con curiosità, i più grandi.
È amore a prima vista.
I loro sorrisi sono spontanei, sinceri, genuini.
I volontari nel villaggio possono occuparsi di varie cose, sicuramente è necessaria un po’ di intraprendenza per capire come è possibile aiutare. Le attività sono serrate, ben organizzate e le giornate piene. Ma lo staff è sottodimensionato. La mattina c’è bisogno di aiuto per preparare i più piccoli per la scuola mentre le grandmother si occupano dei più bisognosi. E si perché c’è chi, oltre ad essere sieropositivo, è anche disabile. Inoltre ci sono i più piccoli, al momento di 3 mesi e 1 anni che, ovviamente, non sono autosufficienti.
C’è da mettere in ordine, piegare i panni, tenere in ordine i magazzini, fare inventari, accompagnare i bimbi alle fisioterapie e, l’attività più divertente: intrattenerli nel tempo libero con giochi, balli e coccole sfrenate.
E c’è tanto altro, impossibile da elencare. Ogni giorno è diverso.
Torno a casa con un grande bagaglio pieno di immagini meravigliose e ricordi indelebili di questi bimbi che, anche se ora sono felici e al sicuro e sorridenti grazie All’Aina, nascondono bagagli pieni di atrocità e ingiustizia.
Bimbi nati nella malasorte che sono stati benedetti da un progetto benefico senza eguali.
Spendere del tempo con loro è il regalo migliore che ci si possa fare. Inoltre i dintorni sono stupendi. Il tutto rende il villaggio un posto veramente unico.
Un grazie immenso a voi dell’Aina, che rendete possibile il miracolo e a tutto lo staff della comunità, che dedica la sua vita a questi angeli meravigliosi.
Non vedo l’ora di tornare!