Se mi chiedessero di spiegare cos’è l’AINA Children’s Home?
Mi verrebbe da definirlo “il paese delle meraviglie”, una bolla magica creata per provare a dare speranza. Il requisito di accesso, però, è l’HIV. E così, come per magia, la meraviglia svanisce e rimane solo un piccolo paese.
Appena superi il gate di entrata, si crea un distacco con tutto ciò che c’è al di fuori: i colori predominanti sono il marrone terracotta della terra rossa che dipinge ogni angolo del villaggio che si trasforma in fango terrificante quando piove, e il verde: un verde ordinato e pulito, incorniciato dai colori delle giostre e delle meravigliose piante.
Non fai in tempo a entrare che vieni assalito dai bambini della nursery dai 2 agli 8 anni: ti si attaccano ovunque, ti abbracciano, ti saltano in braccio, ti baciano, ti salutano e nel frattempo, magari, ti arriva anche qualche colpetto… Giocano con tutto ciò che trovano: bracciali, anelli, orecchini, capelli, perline delle magliette… qualsiasi cosa possa diventare un gioco.
Maschi e femmine, inizialmente non distinguibili, con nomi che sembra impossibile ricordare, dato che ne hanno due e nella maggior parte dei casi uguali o si combinano tra di loro con altrettanto difficile pronuncia.
Poi giri lo sguardo e vedi le ragazze più grandi. Più diffidenti, ti scrutano dall’alto in basso, ispezionando ogni dettaglio. Quasi sicuramente staranno facendo il bucato. Sono bravissime, ogni giorno puntuali al loro appuntamento fisso. In teoria anche i maschi dovrebbero farlo, ma sarà molto più raro vederli. Alcune di loro sono più distanti, persino un po’ “stronzette”… ma non fermarti al primo impatto: imparerai ad amarle più di quanto immagini.
Poi quasi sicuramente troverai i ragazzi a giocare al campo di pallavolo. Ti chiameranno a giocare, inizialmente per prenderti in giro per come giochi, parlando tra loro in kiswahili così che tu non possa capire nulla. Ma appena si creerà un minimo di confidenza, ogni giorno sarà buono per chiederti un nuovo pallone: quello del giorno prima, magicamente sarà rotto, perso o rubato. Ti racconteranno un sacco di bugie, come tutti gli adolescenti. Alcune volte ti arrabbierai ma poi capirai quale strategia utilizzare… sarà divertentissimo. Anche questo farà parte del gioco.
Poi vedrai quelli meno atletici, o che non vengono fatti giocare. Appoggiati alla ringhiera del campo, fuori dal dormitorio, in giro per il villaggio a inventarsi altri giochi. Spesso sono i più timidi e introversi. Concentrati anche su di loro, spronali e incoraggiali.
Sembrerà impossibile pensare di interagire con tutti e 90 ma la pazienza e la caparbietà ti sorprenderanno; è un po’ come quando arrivi in un gruppo già formato dove tutti si conoscono e tu sei il nuovo arrivato, il nuovo arrivato Mzungu, non è semplicissimo. Devi essere disposto a farti prendere in giro, a dire sì a qualsiasi cosa e passare più tempo possibile con loro. Solo così potrai imparare a conoscerli uno ad uno adattando il tuo comportamento alle mille personalità che incontrerai. Dopo un anno a contatto i progressi saranno incredibili: da parte tua verso di loro, e da parte loro verso di te.
All’inizio emergeranno i più disinvolti e i più estroversi e ti concentrerai su di loro perchè sei sopraffatto da tutte quelle nuove cose, abituarti ad uno stile di vita completamente diverso, una lingua che non capisci, a dire Mambo e Poa a tutti indistintamente. Ma il tempo passerà e senza accorgerti tutto diventerà naturale e ti sentirai parte di questo incredibile posto.
Sarà facile? No
Sarà difficile? Dipenderà da te.
Non so se loro imparino qualcosa da noi. Alcuni sono anche troppo piccoli. Ma io, da loro, ho imparato tantissimo. Torno in Italia con occhi e mente ricchi, con la consapevolezza che sono privilegiata a poter viaggiare.
Quegli sguardi non li puoi dimenticare. Quei sorrisi, quelle crocs ai piedi, i nasi sporchi, le risate, i vestiti consumati, sempre un po’ sporchi di terra, quegli occhi… non li puoi dimenticare. Perché poi nasce un rapporto. E quegli sguardi hanno nomi, braccia, mani, piedi specifici. E tu ricorderai ogni piccolo dettaglio.
La cosa che mi mancherà di più? Sentire il mio nome urlato ad ogni ora del giorno.
Grazie
Aliceeeee





