Il villaggio Bimbi del meriggio
Il progetto dell’AINA “Bimbi del Meriggio” – sostenuto dalla Associazione Il Fiore del Deserto e da amici e sostenitori – è centrato sulla gestione del villaggio-famiglia di Nchiru, nella regione di Meru.
Bimbi del Meriggio (noto localmente come AINA Children Home) offre ospitalità a bambini (maschi e femmine) sieropositivi a partire dalla nascita. Il villaggio è stato inaugurato nell’Aprile 2010 dopo tre anni dedicati alla progettazione, alla costruzione, al reclutamento del personale e alla tessitura dei contatti con la comunità locale.
Al momento (marzo 2022), il villaggio ospita circa 130 bambini.
Perché questo progetto
Siamo stati accanto ai bambini in difficoltà dell’ospedale Sant’Anna di Igojii fin dal 1993. L’ospedale, in quel periodo, era interamente gestito dalle suore dell’ordine di Don Orione: l’AINA, invece, vi gestiva uno spazio specifico dedicato ai bambini malnutriti. Venivano loro offerte in primo luogo le cure mediche necessarie, ma anche uno spazio protetto, di giochi e di studio.
Nel corso del tempo, pero’, il problema dei bambini sieropositivi, spesso orfani, è emerso in tutta la sua chiarezza e drammatica estensione: le famiglie povere abbandonavano i neonati, le cui madri spesso morivano durante il parto, davanti al cancello dell’ospedale; altri, di poco più grandi, venivano abbandonati in uno stato di grave denutrizione. Non abbiamo allora voluto continuare ad offrire un intervento limitato nel tempo ma – anche in seguito alla pressione delle comunità locali e grazie all’incoraggiamento che ci arrivava dai nostri sostenitori italiani – abbiamo pensato ad un progetto a più largo raggio, che offrisse ai bambini non solo cure e protezione ma anche un lungo sguardo verso il loro futuro.
Il Kenya ha avuto una delle peggiori epidemie di AIDS e HIV al mondo, con il periodo più drammatico nel 2000: in seguito la percentuale si è ridotta al 6.3% della popolazione, grazie ad una maggiore consapevolezza della popolazione e all’impegno del governo in campagne informative e di prevenzione. Si stima comunque, secondo avert.org e unaids.org, che circa 1 milione e mezzo di persone vivano oggi con l’AIDS in Kenya e che 1 milione e duecento bambini siano rimasti orfani a causa dell’AIDS. E’ quindi fondamentale che cresca l’impegno per la cura di chi è colpito (di quelli sieropositivi, solo un bambino su 3 riceve cure appropriate) e perchè si riduca drasticamente l’infezione da madre a figlio (nel 2009 ci sono ancora stati circa 23mila bambini infettati alla nascita). Per sapere le stime attuali visita questo link
Pregiudizi, discriminazioni, la mancanza di informazioni adeguate, il forte costo dei farmaci da somministrare sia in fase pre-natale che dopo la nascita, spingono le famiglie ad abbandonare i bambini appena nati o pochi anni dopo la nascita quando si rendono conto della complessità e del costo delle cure.
E’ da qui che nasce il nostro progetto di realizzare il villaggio “Bimbi del Meriggio”. Inizia cosi’ nel 2005 la raccolta fondi, segue l’acquisto del terreno con le varie fasi di costruzione e finalmente – nel 2010 – l’apertura del centro.
Dove si trova
Il villaggio “Bimbi del Meriggio” si trova vicino a ‘Nchiru, una frazione nel distretto di Meru, una delle principali città del Kenya. Ci troviamo a pochi chilometri dall’equatore, a 250 chilometri da Nairobi e ad una altitudine di 1500 metri.
Qui il clima è equatoriale, con piogge frequenti nei mesi di novembre, aprile, maggio. La vegetazione è lussureggiante: banani, alberi di mango, papaya e avocado costeggiano le strade sterrate intorno al villaggio e offrono generosamente i loro frutti. I nostri vicini sono famiglie di Nchiru, spesso con tanti bambini: si tratta in prevalenza di contadini e agricoltori, a volte di piccoli commercianti; vicino al villaggio c’è anche il grande centro “Father Francis Children Village” dedicato al recupero sociale e scolastico dei ragazzi di strada.
E’ un centro sostenuto dall’associazione “Amici di S.Francesco” che collabora con l’Aina ed è particolarmente legato ai “Bimbi del Meriggio”.
Guarda il villaggio dal satellite QUI
Come è composto
La struttura del villaggio comprende sia diversi edifici costruiti intorno ad un grande spazio alberato centrale, sia la piccola azienda agricola (la shamba) finalizzata al sostentamento degli abitanti del villaggio. In una struttura circolare intorno al cortile centrale si collocano gli edifici della Nursery (per i bambini fino a 5 anni), del dormitorio femminile (per le ragazze più grandi), della cucina-refettorio, della casa utilizzata dai volontari e dagli uffici amministrativi. Chiude il cerchio uno spazio sopraelevato per i giochi e gli spettacoli: una sorta di piazzetta al centro del villaggio.
In un’area contigua al villaggio sono collocati gli edifici del Presidio Sanitario, del dormitorio maschile inaugurato nel Giugno 2012, e della scuola, la “AINA Paolo’s Academy”, che è stata completata nel Febbraio 2013.
La shamba (l’azienda agricola) si estende al di là della zona abitata. Alla fine di un leggero pendio scorre il ruscello che alimenta parte del villaggio e che ne attraversa il terreno.
La shamba non ci permette al momento totale autosufficienza ma stiamo cercando di lavorare verso questo obiettivo: recentemente la visita di un agronomo dall’Italia ha permesso di ottimizzare alcune culture e di iniziare la coltivazione sperimentale per la coltura del pomodoro, dello zucchino, dei piselli, del broccolo, ecc.
Fino ad adesso nella shamba sono stati coltivati cavoli, sukumawiki, carote, mais, banani, mango, avocado ed altre tipiche culture africane e a breve la Canna da zucchero. Possiamo dire che la shamba risponde pero’ al momento solo al 25% del fabbisogno del villaggio: il nostro obiettivo nel lungo termine è quello di poter comprare sempre meno all’esterno…
Oltre ai prodotti dell’orto, nella shamba si allevano galline, capre, maiali e mucche. Anche le mucche acquistate nel gennaio 2013 producono latte sufficiente alle esigenze del villaggio. Nel mese di febbraio 2014 sono stati costruiti 2 nuovi pollai per raggiungere il fabbisogno settimanale di 300 uova e una adeguata produzione di carne bianca.Il progetto di riadeguamento dell’allevamento si sta concretizzando con la costruzione delle nuove porcilaie che consentiranno un allevamento sufficiente di maiali secondo standard igienici e produttivi sostenibili.
Lavorano stabilmente nella Shamba 8 persone, stipendiate dal villaggio.
Naturalmente, la vita e la produttività della shamba sono fortemente connesse alla disponibilità di acqua. Utilizziamo per la coltivazioni un semplice sistema di irrigazione che fa uso dell’acqua del pozzo: questo pompa l’acqua dal ruscello che scorre nella shamba attraverso un sistema di filtraggio di base. Per il villaggio utilizziamo invece l’acqua che arriva – da una sorgente situata a qualche chilometro di distanza, al di là della foresta – attraverso l’impianto idrico costruito già nel 2009: questo impianto, peraltro, consente anche alla comunità locale di attingere acqua presso le fontane disposte lungo il percorso delle condutture.
Come è organizzato
L’organizzazione della vita del villaggio, così come quella di una famiglia molto numerosa o di una piccola cittadina, è complessa. Ognuno ha il suo compito, la sua area di intervento: tutti però sanno che al centro della loro azione e del loro impegno sta il benessere dei bambini.
Il gruppo di riferimento del progetto nel suo complesso opera da Roma: responsabile scientifico, consiglieri, gruppo responsabile della scuola, responsabile sanitario operano in stretto contatto con i responsabili locali dei vari settori.
Dei bambini si occupano le “house mothers”: sono quattro per la nursery e due per il dormitory. Come dice il loro nome, si occupano dei bambini come se fossero le loro mamme. Dormono nella casa con loro, ne condividono i pasti, le attività della giornata, le uscite, i momenti di svago come quelli dello studio. Sono loro, inoltre, che, osservando da vicino i bambini, ne possono monitorare la salute e sono loro che si occupano della somministrazione regolare delle terapie retrovirali.
Della formazione scolastica dei bambini più piccoli (nido) si occupano delle educatrici, mentre i più grandi frequentano la nostra scuola Paolo’s Academy. Inoltre, ai bambini viene offerto dalla diocesi di Meru il regolare insegnamento del catechismo e – per i più grandi – è da poco stato introdotto – grazie all’associazione Ripples International e alla disponibilità di psicologi volontari dell’Università di Meru, la “ Kemu Methodist University”- un servizio di counselling psico-sociale mirato a renderli consapevoli della loro malattia e del come gestirla.
In cucina lavora una piccola squadra formata da due cuoche un cuoco e un’aiutante : preparano tutti i pasti dei bambini e del personale del villaggio (circa 150 persone a colazione, pranzo e cena, più le varie merende a metà mattina e metà pomeriggio per i bambini), fanno la spesa e si occupano di tenere in ordine la mensa e la cucina.
A completare questo quadro, ci sono poi i lavoratori della shamba (circa 8), gli addetti alle pulizie, i due guardiani (uno per il giorno ed uno per la notte), un falegname, un autista, che abita fuori del villaggio e che è sempre a disposizione per portare i bambini in ospedale e i responsabili dei vari servizi in città o nel vicinato a svolgere i loro vari compiti.
La vita nel villaggio
La mattina i bimbi più piccoli, quelli del nido, rimangono nella nursery, seguiti dalle house mothers e spesso dai volontari. Le loro giornate scorrono seguendo i ritmi regolari dei pasti e del gioco.
Compiuti i tre anni e fino alla sesta classe, i bambini frequentano la loro scuola, la Paolo’s Academy insieme ad alcuni bambini del circondario. alle cinque e mezza si svegliano per prepararsi per la giornata. Dopo aver assunto le medicine, vanno a fare colazione alla mensa del refettorio. Al ritorno si lavano,riordinano le stanze e si vestono per la scuola. Per le otto sono tutti in classe. C’è un’interruzione per l’ora del pranzo e due brevi interruzioni intermedie. La scuola continua poi fino alle 15.15.
Nelle ore di tempo libero, c’è il giardino per giocare, il campo giochi con scivoli ed altalene, lo spazio per la pallacanestro ed altri giochi di palla. I più grandi suonano la chitarra e il tamburo e si esercitano in piccoli spettacoli di ballo; i più piccoli pasticciano con terra e foglie e si litigano per l’uso dell’altalena. La sera, quando fa buio, la radio, la televisione e i dvd rallegrano ed alimentano le seppur brevi serate.
Alle sette e mezzo, dopo il bagno, i più piccoli sono a letto. Ai più grandi viene concessa qualche ora di più. Verso le 10,00, comunque, non c’è più luce per nessuno ed è ora di riposare per tutti.
La Domenica tutti, grandi e piccoli, vanno alla messa nella chiesa del St. Francis Children’s Village: è una piccola spedizione a piedi dal villaggio che occupa buona parte della mattinata. Altre piccole spedizioni all’esterno vengono fatte ogni tanto coinvolgendo piccoli gruppetti di bambini.
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Le strutture
La cultura è l’arma più potente per vincere le discriminazioni, per affermare il diritto alla salute, alla giustizia sociale e al lavoro – contro ogni forma di sfruttamento vecchio e nuovo.
Con questa riflessione AINA e il Fiore del Deserto hanno progettato e realizzato la costruzione di una scuola all’interno del villaggio “Bimbi del Meriggio” con la consapevolezza che solo l’istruzione e la cultura possono combattere la povertà in tutte le sue manifestazioni.
Ed è così che nell’estate 2012 quello che all’inizio della vita del Villaggio ci era sembrato un obiettivo importante ma lontano dal poter essere realizzato è diventato – all’improvviso – realtà. Nel gennaio 2013 è stata inaugurata la – “Paolo’s Academy” Primary School -, in memoria di Paolo Sbordoni Angelotti, un amico dell’AINA che tanto amava questo luogo.
Sua moglie Mimma, i parenti ed amici carissimi di Paolo hanno sostenuto economicamente e affettivamente l’iniziativa insieme all’importante ed immancabile sostegno di March to the Top. Un ringraziamento speciale va anche allo studio legale di Nairobi, Bengi Mirti & Associates, per il contributo finanziario dato per la costruzione di una classe in memoria di Fides, una bambina del Villaggio venuta a mancare.
Importante obiettivo della scuola, oltre all’istruzione, è l’integrazione dei ragazzi ospiti del Villaggio Bimbi del Meriggio con il loro territorio di appartenenza ed è al fine di combattere lo stigma che sieropositività ed istituzionalizzazione comportano, che la scuola è aperta ai ragazzi esterni.
La “Paolo’s Academy” è una Primary school (corrisponde alla nostra scuola elementare e media) inserita nel sistema scolastico keniota riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Il corpo docente impiegato è privato ed è stato selezionato da un collegio scientifico italo-kenyota. L’educazione scolastica in Kenia è molto strutturata; i programmi sono definiti dal Ministero dell’Educazione e gli insegnanti seguono corsi universitari specifici per l’insegnamento.
La scuola è ora composta da un edificio che comprende 10 classi, la nursery, la segreteria, la sala insegnanti, la biblioteca e gli uffici amministrativi.
L’anno scolastico inizia a Gennaio e termina a Dicembre, con due o tre settimane di vacanza ogni trimestre; alla fine di ogni trimestre i ragazzi sostengono un esame generale con assegnazione di punteggi. Inglese, Kiswahili, Matematica, Scienze, Religione e Social Studies oltre Musica ed Educazione Fisica sono le materie che i bambini studiano.
L’orario scolastico è lo stesso di tutte le scuole primarie: le lezioni hanno inizio alle 8,10 e terminano alle 15,10. Le ore di lezione sono di 45 minuti ciascuna, con due pause nella mattina di soli dieci minuti: una alle 9.30 e una dalle 10.50 per il thè.
La pausa pranzo è dalle 12.45 alle 14.00.
Ogni lunedì mattina si apre la settimana scolastica con l’alza bandiera a cui segue un breve incontro tra insegnanti, alunni ed il manager.
Ogni venerdì, al mattino, un’altra piccola cerimonia e l’ammaina bandiera chiudono la settimana.
Per migliorare l’apprendimento e recuperare qualche precedente scarto scolastico, si tengono lezioni anche il sabato mattina.
Inaugurata nel 2013 la biblioteca ha ora trovato collocazione in una stanza dell’administration office. Nata anche grazie al contributo del St. George’s Institute di Roma vanta ora 1.500 libri grazie ad una donazione di 400 libri da parte della Kenya National Library Service di Nairobi.
Il locale della scuola è molto confortevole con tappeti, allegri scaffali colorati e bei cuscini, appese sul muro troviamo le “regole” della biblioteca e ogni ragazzo è stato responsabilizzato all’utilizzo di ciascun libro. Carol, la segretaria della scuola, si è impegnata anche ad assumere il ruolo di bibliotecaria e gli stessi insegnanti la usano per utilizzare il computer e i libri. La biblioteca rimane aperta sotto il controllo degli insegnanti e della nostra segretaria.
I libri sono classificati su un sistema online che si chiama Library Thing che permette il reperimento dei libri per tema. La maggior parte dei libri sono in inglese, ma stiamo ampliando anche la sezione dei libri in kiswahili.
C’è anche un link permanente alla nostra lista dei desideri su Amazon.it. Se ognuno contribuisse anche un solo libro potremmo aprire per loro le porte del mondo e dell’immaginazione.
L’edificio del Presidio Sanitario, i cui lavori di costruzione erano iniziati nel Febbraio 2011, è stato inaugurato il 30 giugno 2012, con grande partecipazione di personalità e di tutta la comunità limitrofa. L’edificio è composto di un ambulatorio medico, uno studio dentistico, una farmacia e un laboratorio.
In tempi successivi si è provveduto a fornire adeguatamente i locali degli arredi e delle apparecchiature necessarie per le prestazioni sanitarie. Così, alla poltrona del dentista si è aggiunto l’apparecchio radiologico e nel laboratorio si è provveduto all’acquisto del microscopio, di una centrifuga, di una sterilizzatrice, di apparecchiature per l’emocromo e per le analisi chimiche.
E’ stata ottenuta l’autorizzazione per l’operatività da parte dalle autorità distrettuali e ministeriali.
Il personale sanitario che opera nella struttura è formato attualmente da due infermiere, Catherine e sister Alice e dal nostro tecnico di laboratorio e dall’agosto 2014 anche da un medico il Dott. Harrison, grazie al patto d’intesa con la Comunità di Sant’Egidio nell’ambito del progetto Dream (Drug Resource Enhacement against Aids and Malnutrition).
L’attività si rivolge prima di tutto verso i bambini ed il personale del villaggio, ma anche verso tutta la comunità con un lavoro di prevenzione mirato a includere tutte le norme di igiene utili a prevenire l’insorgenza e la diffusione di malattie.
Punto focale dell’ attività svolta dal Dott Harrison è gestire il protocollo di cure e somministrazione dei farmaci retrovirali di ultima generazione ai nostri ragazzi ed a tutta la comunità secondo il programma di approccio globale per la cura e la prevenzione del AIDS in Africa.
Un precedente intervento di due nostre volontarie Paola, medico con esperienza trentennale nella cura dell’AIDS e di Silvia, farmacista con master in public health, hanno permesso un controllo attento e individualizzato dello stato di salute di ogni bambino.
Nel maggio del 2013, si è svolto nel nostro villaggio un convegno organizzato dal dott. Luciano Aragona, responsabile dell’area sanità AINA, con i rappresentanti di 18 realtà sanitarie del distretto: l’obiettivo è non solo quello di migliorare la qualità dell’assistenza, ma, specificamente, quello di creare un network sanitario locale con la possibilità di collegamento con centri di eccellenza in Italia.
Medici (dentisti, pediatri, infettivologi, chirurghi, altri) si alternano dall’Italia al villaggio per assicurare anche un’assistenza specialistica.
All’interno del villaggio è stata creata “la Shamba”, un’azienda agricola con l’obiettivo di rendere il villaggio autosufficiente per l’alimentazione.
La shamba si sviluppa per circa 4 acri in prossimità del villaggio in un terreno preso in affitto, dove si coltivano cavoli, carote, mais ed altre verdure tipiche africane come la Sukuma Wiki, sovrana alimentare in tutte le pietanze dei ragazzi. All’interno del villaggio si trovano piantagioni di Banano, Mango, Avocado Guava e Papaya che forniscono frutta tutto l’anno. L’irrigazione viene fornita da un torrente alle pendici del terreno e dall’acqua piovana raccolta in cisterne.
Le coltivazioni ancora non forniscono prodotti sufficienti per l’autonomia del villaggio ma si sta lavorando, anche con nuove colture, affinché si arrivi a non dover più comprare fuori frutta e verdura.
L’altra zona della shamba è la fattoria dove vengono allevati animali che, al contrario del settore agricolo, provvedono a soddisfare completamente il fabbisogno del villaggio. Al momento (Ottobre 2017) ci sono infatti 4 mucche che producono 50 litri di latte al giorno, 4 vitelli di cui tre maschi destinati al macello, abbiamo anche galline ovaiole che forniscono sufficienti uova per i ragazzi e molti maiali che provvedono a fornire la carne necessaria al villaggio e che periodicamente vendiamo anche all’esterno.
La fattoria è stata riorganizzata ultimamente da un giovane ingegnere volontario che ha ampliato, rimodernato e organizzato sia il pollaio che la porcilaia permettendo così l’inserimento di nuovi animali senza dover assumere altro personale per la gestione.
Inoltre è stato avviato un progetto per l’apicoltura razionale, nato dall’esigenza di aumentare l’apporto nutrizionale dei bambini sieropositivi con la produzione di miele.
Sempre grazie a dei volontari, si è iniziato un percorso di formazione degli agricoltori della shamba per le tecniche dell’apicoltura razionale e con l’istallazione di un piccolo apiario, ma la formazione è stata estesa anche agli agricoltori locali dei campi vicini.
Infatti il buon esito del progetto è strettamente legato alla capacità di formare nuovi apicoltori locali alle tecniche dell’apicoltura razionale e, a sostenere e promuovere coltivazioni naturali senza l’utilizzo di pesticidi e diserbanti che sono la causa principale della scomparsa delle api creando la principale difficoltà nell’avvio dell’apiario.
Molto è stato fatto finora, si sta facendo e si prevede di fare. L’autosufficienza è un obiettivo difficile da raggiungere, ma non per questo impossibile da ottenere. Solo uno sforzo generale, condiviso da tutte le parti, permetterà al villaggio di crescere nutrendosi di ciò che la propria terra gli offre.
Orizzonti futuri
Abbiamo iniziato spinti dall’urgenza, dalla necessità di rispondere ai bisogni primari di tanti bambini abbandonati e sofferenti. Ci siamo dati come primo obiettivo quello di dare loro una casa, un’educazione e tutte le cure loro necessarie per farne degli adulti sani e capaci.
Nel lungo termine, dobbiamo poter continuare a lavorare per il futuro di questi bambini, perchè possano diventare adulti indipendenti. Laboratori professionalizzanti, corsi di formazione, microcredito per piccoli progetti commerciali: sono tutti nel nostro orizzonte di pensiero e di desiderio. Speriamo che i nostri sostenitori continuino ad aiutarci e incoraggiarci nel proseguire lungo questa strada…